Casa 69
Pubblicato il 16 novembre 2010, “Casa 69” è il quinto album della band.
Il disco, registrato in Canada negli storici studi Metalworks di Toronto, è prodotto da David Bottrill.
Oltre due anni di totale dedizione e intenso lavoro: “In questo disco abbiamo messo tutto quello che avevamo dentro, non le abbiamo mandate a dire”.
Tra i brani presenti nell’album, i singoli “Sing-hiozzo” e “Voglio molto di più”, il featuring con Elisa nell’emozionante “Basta così”, “Io non lascio traccia” e “Londra brucia”.
Per celebrare N20, vent’anni di musica insieme alla band, una speciale ripubblicazione in vinile di “Casa 69”, in edizione esclusiva e limitata.”
Il titolo dell’album è il nome della casa in cui la band ha vissuto per 6 anni: una vera e propria comune, dove la band ha condiviso la propria passione per la musica e ha costruito i propri progetti.
«Casa69 è casa nostra, una cascina con 14 stanze vicino a Parma, dove viviamo da anni. È l’epicentro, è il caos che si riordina. Da lì nasce tutto, da ogni stanza arriva un suono che si va ad unire agli altri. Le nostre canzoni nascono così».
La copertina dell’album sintetizza perfettamente, insieme al titolo, l’anima del disco. L’immagine ritrae una scultura su vetro ideata e realizzata dal bassista della band, Ermanno Carlà: un uomo-cuore che, con rami-vene scolpiti al posto delle gambe e delle braccia, vuole rappresentare la carnalità, la vita, la necessità. Così come un cuore per battere ha bisogno di un organismo a cui essere collegato, l’essere umano per esistere ha bisogno della comunità in cui vive.
«Rappresenta la condizione attuale dell’uomo. Il cuore fa parte di un organismo contrastante, che vuole andare verso la mente, ma è legato ai sentimenti».
“Casa 69” rappresenta una sorta di “continuum” con i due album precedenti, di cui si fa prosecuzione ma anche congiunzione.
«Questo è l’album dell’Io, che ha l’uomo come soggetto. Dopo ‘Mentre tutto scorre’, che era ossessionato dal tempo, e ‘La finestra’, basato sullo spazio – spiega Giuliano Sangiorgi – abbiamo sentito l’esigenza filosofica di sintetizzare queste due categorie e l’uomo ne è la sintesi perfetta».
«Sing-hiozzo è una parola strozzata. Un sing-hiozzo di pensieri, il linguaggio dell’incomunicabilità di oggi», dell’individualismo e del cinismo dei nostri giorni.
Sing-hiozzo è il primo singolo estratto da “Casa69”, uscito il 29 ottobre 2010. Il videoclip, girato a Torino, ha vinto il Los Angeles International Short Film festival, il Globo d’Oro, e il David di Donatello ed ha come protagonista un astronauta italiano selezionato per un viaggio su Marte, vittima delle sue allucinazioni provocate dall’isolamento lungo 500 giorni, a cui l’astronauta non arriva, crollando tre giorni prima.
Nel 2010 i negramaro tornano a scrivere per il cinema, firmando la colonna sonora del film “Vallanzasca – Gli Angeli del male” diretto da Michele Placido.
La title track della colonna sonora è proprio “Voglio molto di più”, brano in cui il concetto di libertà personale si scontra con quello di libertà assoluta.
Quando corrisponde al potere assoluto di fare ciò che si vuole, la libertà perde il suo significato: la libertà personale finisce dove inizia quella altrui e solo in funzione di questo principio la diversità è riconosciuta come ricchezza umana e non disgregante sociale.
Il film è stato presentato, fuori concorso, alla 67ª Mostra del Cinema di Venezia ed è valso alla band il Nastro d’Argento 2011 per la miglior colonna sonora originale.
“Casa 69”, un album ricco tra collaborazioni, ricordi e omaggi.
Tra i tanti anche a Carmelo Bene con “Io non lascio traccia”: con la sua voce recitante a fine brano “Io che sto parlando per questo non sono io”, Giuliano Sangiorgi svela l’idea dell’autodistruzione dell’Io, per cui l’io “si scoglie” ed è “invisibile” per sopravvivere nell’insieme della comunità.
La speciale versione Itunes LP dell’album, contiene due tracce bonus dedicate a Mia Martini: “Lacrime” e il brano “Comunque vadano le cose (Scusa Mimì)” scritta in sua memoria. La canzone per Mimì è nata in modo spontaneo, racconta Giuliano Sangiorgi: si trovava in un periodo complicato, in cui comunicare risultava difficile a causa delle numerose incomprensioni.
«Non voglio assolutamente che le mie parole per Mimì vengano prese come il ricordo da parte di un artista, ma come quelle di un uomo che ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire non esser capiti, quando vorresti dare agli altri un immagine di te che invece non viene colta…».
CASA 69: IL LUOGO
Il titolo dell’album è il nome della casa in cui la band ha vissuto per 6 anni: una vera e propria comune, dove la band ha condiviso la propria passione per la musica e ha costruito i propri progetti.«Casa69 è casa nostra, una cascina con 14 stanze vicino a Parma, dove viviamo da anni. È l’epicentro, è il caos che si riordina. Da lì nasce tutto, da ogni stanza arriva un suono che si va ad unire agli altri. Le nostre canzoni nascono così».
LA COPERTINA
Clicca l’immagine per il videoLa copertina dell’album sintetizza perfettamente, insieme al titolo, l’anima del disco. L’immagine ritrae una scultura su vetro ideata e realizzata dal bassista della band, Ermanno Carlà: un uomo-cuore che, con rami-vene scolpiti al posto delle gambe e delle braccia, vuole rappresentare la carnalità, la vita, la necessità. Così come un cuore per battere ha bisogno di un organismo a cui essere collegato, l’essere umano per esistere ha bisogno della comunità in cui vive.
«Rappresenta la condizione attuale dell’uomo. Il cuore fa parte di un organismo contrastante, che vuole andare verso la mente, ma è legato ai sentimenti».
TORONTO E DAVID BOTTRILL
IL FILO CHE LI UNISCE
Clicca l’immagine per il videoCasa 69” rappresenta una sorta di “continuum” con i due album precedenti, di cui si fa prosecuzione ma anche congiunzione.
«Questo è l’album dell’Io, che ha l’uomo come soggetto. Dopo ‘Mentre tutto scorre’, che era ossessionato dal tempo, e ‘La finestra’, basato sullo spazio – spiega Giuliano Sangiorgi – abbiamo sentito l’esigenza filosofica di sintetizzare queste due categorie e l’uomo ne è la sintesi perfetta».
SING-HIOZZO
«Sing-hiozzo è una parola strozzata. Un sing-hiozzo di pensieri, il linguaggio dell’incomunicabilità di oggi», dell’individualismo e del cinismo dei nostri giorni.Sing-hiozzo è il primo singolo estratto da “Casa69”, uscito il 29 ottobre 2010. Il videoclip, girato a Torino, ha vinto il Los Angeles International Short Film festival, il Globo d’Oro, e il David di Donatello ed ha come protagonista un astronauta italiano selezionato per un viaggio su Marte, vittima delle sue allucinazioni provocate dall’isolamento lungo 500 giorni, a cui l’astronauta non arriva, crollando tre giorni prima.
VOGLIO MOLTO DI PIÙ
Nel 2010 i negramaro tornano a scrivere per il cinema, firmando la colonna sonora del film “Vallanzasca – Gli Angeli del male” diretto da Michele Placido.La title track della colonna sonora è proprio “Voglio molto di più”, brano in cui il concetto di libertà personale si scontra con quello di libertà assoluta.
Quando corrisponde al potere assoluto di fare ciò che si vuole, la libertà perde il suo significato: la libertà personale finisce dove inizia quella altrui e solo in funzione di questo principio la diversità è riconosciuta come ricchezza umana e non disgregante sociale.
Il film è stato presentato, fuori concorso, alla 67ª Mostra del Cinema di Venezia ed è valso alla band il Nastro d’Argento 2011 per la miglior colonna sonora originale.
IO NON LASCIO TRACCIA
“Casa 69”, un album ricco tra collaborazioni, ricordi e omaggi.Tra i tanti anche a Carmelo Bene con “Io non lascio traccia”: con la sua voce recitante a fine brano “Io che sto parlando per questo non sono io”, Giuliano Sangiorgi svela l’idea dell’autodistruzione dell’Io, per cui l’io “si scoglie” ed è “invisibile” per sopravvivere nell’insieme della comunità.
IL RICORDO A MIA MARTINI
La speciale versione Itunes LP dell’album, contiene due tracce bonus dedicate a Mia Martini: “Lacrime” e il brano “Comunque vadano le cose (Scusa Mimì)” scritta in sua memoria. La canzone per Mimì è nata in modo spontaneo, racconta Giuliano Sangiorgi: si trovava in un periodo complicato, in cui comunicare risultava difficile a causa delle numerose incomprensioni.«Non voglio assolutamente che le mie parole per Mimì vengano prese come il ricordo da parte di un artista, ma come quelle di un uomo che ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire non esser capiti, quando vorresti dare agli altri un immagine di te che invece non viene colta…».